Trapianto di flora batterica come possibile cura dell’autismo. A dimostrarne le potenzialità è uno studio pilota condotto su 18 pazienti da Ann Gregory della Ohio State University e pubblicato su Microbiome.
Le premesse
Il trapianto di flora intestinale da donatore sano è oggi in uso clinico per gravi e incurabili infezioni intestinali (come da Clostridium resistente a antibiotici). Ma la ricerca su questo fronte è molto attiva in quanto si ritiene che ripristinando la flora batterica si possano curare svariate malattie, non solo intestinali, ma anche neurologiche, come ad esempio l’autismo. Peraltro in passato è emerso che i pazienti autistici presentano alterazioni della flora intestinale e manifestano spesso anche varia sintomatologia a carico dell’intestino (da diarrea ricorrente a costipazione, etc).
Lo studio
Di qui l’idea di vedere ‘ripulire’ l’intestino di pazienti autistici eliminandone la flora batterica e poi ricolonizzarlo con batteri che compongono il microbiota di individui sani. E’ quanto hanno fatto nel loro studio clinico pilota i ricercatori Usa, coinvolgendo pazienti autistici di 7-16 anni. Il loro intestino è stato prima “bonificato” con un ciclo di antibiotici e una serie di clisteri. Successivamente ricolonizzato con la tecnica del cosiddetto trapianto fecale che non è altro che, appunto, la somministrazione di nuova flora intestinale ottenuta da donatori sani.
Tutto il trattamento è durato diverse settimane, dopo di che per altri due mesi i ricercatori hanno osservato i pazienti e riscontrato miglioramenti sia nei sintomi di carattere intestinale, sia in quelli più tipici dell’autismo, come le difficoltà relazionali o i problemi del sonno. Per quanto si tratti di un piccolo studio, i risultato sono, a detta degli autori, così significativi da costituire la premessa per uno studio clinico più ampio.